Parlare di fede non è facile. Scrivere sulla fede diventa arduo. Tradurre la propria fede in espressioni, diventa suggerimento o chiave di lettura che potrebbe illuminare ogni sentiero di vita per assurgere dal visibile all’invisibile. Questo ci è sembrato il fine del poeta Carmine Bruno.
Non è assolutamente facile comporre i cinquantatré “frammenti” di tale raccolta. Nel lavoro si scorgono autentici brevi frammenti di vita, fatti di sofferenze, di gioia, non condensati semplicemente nella parola “fede” ma immersi in quella fede che, nel suo significato più specifico, esprime e significa vita, sofferenza, gioia e abbandono in Colui che dà senso all’intera esistenza. Risalta ben chiaro che “il dito nel mare che scrive sulla sabbia” è la identità del poeta che porge nel lavoro le sue risonanze, quelle che ogni lettore potrà far sue, leggendole e meditandole.