Bimestrale Vivere In 3/2021

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Dal nostro Editoriale:

Ddl Zan: dove i cattolici?

Nei giochi tra bambini c’era e c’è sempre qualcuno che, insoddisfatto, minaccia di chiamare un genitore o il fratello maggiore. È un po’ quello che ci sembra sia accaduto qualche settimana fa con la trasmissione della Nota verbale con la quale la Segreteria di Stato del Vaticano ha espresso allo Stato Italiano i suoi timori sul disegno di legge, già approvato alla camera ed attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato, denominato Misure di prevenzione a contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, meglio noto come Ddl Zan, dal cognome del deputato del Partito Democratico che ne è stato relatore alla Camera.

Nel bel mezzo dell’acceso dibattito politico tra sostenitori dell’approvazione del testo già licenziato alla Camera senza modifiche e quanti, invece, ne vorrebbero di profonde, la Santa Sede ha formalizzato una nota diplomatica dove esprime preoccupazioni per quel testo, che – si legge nella nota – avrebbe l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa Cattolica ed ai suoi fedeli dai Patti Lateranensi, in virtù dei quali – si conclude – si auspica una diversa modulazione del testo normativo.

Ne sono seguite polemiche feroci che hanno spostato il dibattito dal confronto sui temi oggetto del disegno di legge, come riassunti nel titolo, al tema dei rapporti tra Chiesa Cattolica e Stato Italiano, polemiche culminate nello slogan sempre verde “libera Chiesa in libero Stato”, spesso banalizzato ed avulso dal suo complesso contesto storico-sociale.

Sembra emergere una preoccupazione di fondo, rappresentata da una sorta di discriminazione dal contrario: quella propria dei cattolici, che temono i pregiudizi derivanti dall’esprimere le proprie opinioni ed idee rispetto a contenuti non condivisi del disegno di legge. Ed ecco che interviene il “genitore Chiesa”. Almeno così ci è sembrato. In questo breve editoriale non intendiamo esprimere un giudizio sul disegno di legge, né la nostra insoddisfazione per Zan e proseliti vari di ogni genere (parola non casuale), bensì per i laici cattolici che ancora una volta vengono meno al loro dovere di animare e nutrire il dibattito culturale attraverso le concrete declinazioni della fede che professano. Accusiamo con forza la mancanza di laici che siano in grado di dialogare con competenza e professionalità, con profonda conoscenza dei temi e delle diverse implicazioni. Accusiamo che su temi eticamente sensibili occorrano ogni volta richiami ed interventi delle gerarchie ecclesiastiche e non dei christifideles laici e che questi, quando pur raramente accada, si facciano coinvolgere in battaglie ideologiche del tutto inopportune.

Esprimiamo tutta la nostra delusione. Dove sono i cattolici illuminati, capaci di dialogare nei complessi spazi della politica? Dove sono i cattolici saggi ed equilibrati, capaci di discernere le situazioni sociali, cogliendo interessi e bisogni in continua trasformazione? Dove sono i politici cattolici che con umiltà evitino inutili radicalizzazioni ristabilendo il giusto valore dei concetti di “dignità” e “persona”?

Non ci preoccupa affatto quel disegno di legge; ci preoccupa vedere una comunità di laici che, pur dicendosi credenti, appaiono sempre più allo sbando.

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