Dal nostro Editoriale:
«L’attenzione alle cronache quotidiane ci produce un senso di sfiducia misto a preoccupazione. Ci sembra che entusiasmi e sane passioni, che dovrebbero alimentare aspirazioni e voglia di vivere, vengano sostituiti da fanatismi ed insoddisfazioni generalizzati. Il fanatismo è una passione svuotata dalla individualità. Quasi come un vecchio motore diesel acceso ed avviato freddo, che non riesce ad esprimere le proprie potenzialità, procedendo a singhiozzi e rischiando di ingripparsi. È la condizione di chi vuole vivere una vita intensa, ma si avvia alla pura passività, in preda ad un conformismo massificante che annienta la sana passione, il corretto desiderio di vedere realizzate le personali aspirazioni, tendenze, preferenze, interessi, azioni. Tutto sembra confondersi ed ammassarsi; soffocano e si annebbiano identità e personalità; uno vale l’altro; tutto è spersonalizzato, intercambiabile, deresponsabilizzato.
L’epoca che viviamo sembra aver perso la individualità. Ciò che vediamo presenti sono le manifestazioni esterne, però slegate dai loro protagonisti, dall’individuo, dal soggetto attore. Al punto che risulta indifferente che le manifestazioni esterne, le azioni, siano poste in essere da qualcuno piuttosto che da qualche altro. Non a caso da tempo lamentiamo la mancanza di personalità di rilievo che anche con il loro carisma riescano a distinguersi ed emergere dalla massa…
… La mancanza di individualità produce l’antipatico fenomeno della propaganda, tentativo di trasformare l’anonimo individuo in fenomeno sociale. L’individuo, smarrito nella massa, perde la capacità di discernimento ed il principio del lògos, suo proprio, che gli appartiene e lo distingue dagli altri animali, degrada nella banale affabulazione, sottratta alla discussione critica, l’unica in grado di arricchirlo. La società civile rischia di ridursi da società di relazione a società del chiacchiericcio, nella quale le tante parole nascondono un pericoloso vuoto relazionale.
Non ci rassegniamo e confidiamo che ogni individuo, pur tra molteplici sforzi per superare confusione ed incertezze, affanni e difficoltà, voglia aprirsi ad un continuo pensare, un comune ricercare, un comune accordarsi, uno sforzo comune per realizzare e tradurre le intese in realtà attraverso l’azione. Quello che auspichiamo è il percorso dell’esperienza comune, cui l’individuo è chiamato ed opera per realizzare se stesso come persona. Il bene prezioso dell’esperienza comune può consentire all’individuo di colmare il divario tra le proprie aspirazioni e l’epoca in cui vive, cioè la storia…
… Come salvare, allora, questa nostra epoca, la storia? A quest’epoca manca Cristo. È necessario anelare a Cristo, esempio vivente dell’Infinito.».