Giubilei per l’ecumene

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Dettagli

Rilegatura: Brossura plastificata lucida con risvolti
Anno Edizione: 2025
Formato:
ISBN: 9788872637081
Pagine: 256

Descrizione

«L’Anno giubilare potrà essere un’opportunità importante per dare concretezza a questa forma sinodale, che la comunità cristiana avverte oggi come espressione sempre più necessaria per meglio corrispondere all’urgenza dell’evangelizzazione: tutti i battezzati, ognuno con il proprio carisma e ministero, corresponsabili affinché molteplici segni di speranza testimonino la presenza di Dio nel mondo». Con queste parole, nella Spes non confundit, la bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025, pubblicata il 9 maggio 2024, papa Francesco ha voluto ricordare l’importanza della celebrazione del Giubileo per il cam­mino ecumenico, sottolineando ancora una volta quanto prioritaria sia per la Chiesa Cattolica la ricerca della piena e visibile unità dei cristiani, a partire dalle comunità locali, nella prospettiva di rendere sempre più vitale l’annuncio e la testimonianza dell’Evangelo nella società contemporanea.

Le parole della Spes non confundit per l’unità non costituiscono certo una novità nella vita della Chiesa Cattolica. Papa Bergoglio ha assunto, fin dai primi passi del suo pontificato, l’impegno a contribuire alla costruzione dell’unità per vivere così la vocazione ecumenica, che appartiene a tutti i cristiani, con una dimensione particolare nella Chiesa di Roma, chiamata a presiedere «nella carità». In questi anni papa Francesco ha mostrato, con le parole e con i gesti, quanto la Chiesa Cattolica deb­ba promuovere e sostenere un cammino ecumenico nella quotidianità dell’esperienza di fede, cogliendo, quando è possibile, come è stato in occasione della commemorazione comune del 500° anniversario della nascita della Riforma, le opportunità offerte dal passato e dal presente per rafforzare l’impegno per vivere l’unità nella diversità delle confessioni cristiane, che si sono plasmate nel corso della bimillenaria storia della Chiesa.

La stessa bolla Spes non confundit ricorda che proprio il 2025 è l’anno nel quale tutti i cristiani faranno memoria del 1700° anniversario del Concilio di Nicea, «una pietra miliare nella storia della Chiesa… anche un invito a tutte le Chiese e Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile, a non stancarsi di cercare forme adeguate per corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21)».

Proprio questo anniversario costituisce una sfida per tutti i cristiani, come papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I hanno ricordato tante volte, non solo negli ultimi mesi, per ritornare alle fonti del cristianesimo, rilanciando una riflessione sulla fecondità cristologica per la Chiesa Una in un tempo nel quale si sentono evocare, da più parti, soluzioni che sembrano voler depauperare e/o minimizzare il Mistero Trinitario, così come i padri del Concilio di Nicea l’hanno consegnato alla Chiesa nel Simbolo di fede. Proprio nel ripercorre la multiforme recezione del Concilio di Nicea, in particolare del Simbolo, nel corso dei secoli si può cogliere la centralità e vitalità del Simbolo di fede, che rappresenta ancora la cartina di tornasole con la quale valutare la differenza tra il dialogo per la vita, fondato sulla roccia, e la ricerca del consenso per il consenso, affondato nella sabbia.

Nel 2025 la Chiesa Cattolica ricorderà anche il 60° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, con il quale venne promosso un profondo ripensamento delle forme e dei contenuti della partecipazione della Chiesa di Roma al movimento ecumenico contemporaneo, che aveva mosso i suoi primi passi nella seconda metà del XIX secolo. Questo ripensamento ha assunto una dimensione che andava ben oltre la promulgazione del decreto Unitatis redintegratio sui principi cattolici dell’ecu­menismo, che costituisce una fonte sempre viva da leggere e rileggere, come appare evidente dalle parole e i gesti dei pontefici che hanno alimentato la recezione ecumenica del Vaticano II.

L’azione ecumenica di papa Francesco si colloca così in profonda continuità con i suoi predecessori a favore di un ecumenismo quotidiano, in grado di sostenere quella conversione a Cristo che aiuta a vivere la comunione, fondata sulla scoperta e sullo scambio dei doni tra fratelli e sorelle in Cristo. La recezione ecumenica del Vaticano II ha dato tanti frutti non solo nella riflessione teologica sull’unità, ma anche nella definizione di percorsi di una testimonianza condivisa. Sebbene si debba ricordare, con una qualche soffusa tristezza, che i frutti della recezione ecumenica del Vaticano II non siano, talvolta, così noti come sarebbe necessario, proprio per sostenere il cammino ecumenico, anche nei momenti in cui la tentazione di fermarsi sembra vincere la gioia di proseguire. La conoscenza di quanto i cristiani siano già profondamente uniti, senza negare le questioni che ancora impediscono la piena comunione, costituisce un elemento centrale in un tempo nel quale la Chiesa Cattolica si interroga su come essere pellegrina nel mondo, vivendo il Giubileo come «un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza (cf. Gv 10,7.9); con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza” (1Tm 1,1)».

Pier Giorgio Taneburgo, cappuccino, da anni impegnato in prima persona nella riflessione e nella testimonianza per il dialogo, ben oltre l’orizzonte del dialogo ecumenico, docente alla Facoltà Teologica Pugliese, membro dell’Associazione Italiana Docenti di Ecumenismo, con questo volume offre un aiuto prezioso per comprendere il significato del Giubileo per la Chiesa Cattolica del XXI secolo. Si tratta di un volume, non il primo e – ci auguriamo – non l’ultimo di Taneburgo, che, in modo sintetico ma efficace, conduce il lettore nella tradizione della Chiesa Cattolica, con una particolare attenzione alla stagione della recezione del Vaticano II, nella quale si colloca anche il Giubileo del 2025, per proseguire quell’approfondimento delle ricchezze, raccolte nella lettera e nello spirito dei documenti promulgati dal Concilio, tanto presenti nel pontificato di papa Bergoglio, al di là delle citazioni esplicite.

Il libro si apre con uno sguardo al passato, dedicando alcune pagine all’esperienza di Giorgio La Pira, così attuale per l’impegno per la pace a partire dall’incontro e dal dialogo, che tanto hanno caratterizzato la vita del «sindaco santo», come a Firenze e non solo, si è soliti ricordare la figura di La Pira. Segue il capitolo sul Grande Giubileo del 2000 che, nelle intenzioni di Giovanni Paolo II, doveva essere un tempo privilegiato nel cammino di riconciliazione nella Chiesa, tra i cristiani e nel mondo, come appare evidente non solo nella bolla di indizione, l’Incarnationis mysterium del 29 novembre 1998, ma soprattutto nella lunga preparazione del Giubileo. Di questa preparazione va ricordata la pubblicazione dell’enciclica Ut unum sint, nella quale Giovanni Paolo II volle porre la questione di come, proprio alla luce del decreto Unitatis redintegratio e della sua recezione, doveva essere affrontata, con forza, la questione di cosa fare per testimoniare la comunione tra i cristiani.

In quest’ottica vanno letti anche i passi compiuti per trovare nuove strade con le quali promuovere la riconciliazione, dove la conoscenza delle memorie doveva guidare a una purificazione del passato, non per rimuovere o per tacere le «pagine nere» della Chiesa, ma per condividere le vicende di coloro che avevano vissuto la fede in Cristo fino alla morte. Queste memorie facevano parte di un patrimonio comune con il quale procedere nella scoperta della ricchezza della loro eredità per il superamento dei «fossati» confessionali, anche quando le vicende dei martiri cristiani del XX secolo mostravano le responsabilità delle Chiese nell’acuire e nell’aprire nuove ferite nel corpo della Chiesa.

Il capitolo successivo, il terzo, affronta il Giubileo straordinario della misericordia, voluto da papa Francesco per il 50° della conclusione del Vaticano II, per offrire un momento nel quale, proprio a partire dalla memoria del Concilio e della sua recezione, i cattolici dovevano farsi testimoni della «misericordia di Dio», per portare avanti quel rinnovamento ecclesiale in uno spirito di riforma permanente, anche grazie alle tradizioni vive, auspicato e delineato dai padri conciliari, così da creare occasioni di dialogo per la missione della Chiesa.

Gli ultimi due capitoli delineano il Giubileo del 2025 che, proprio alla luce della ricerca di nuove forme di dialogo, come si sono venute affermando nel pontificato di papa Francesco, grazie ai suoi numerosi interventi in tal senso (e tra questi un ruolo speciale viene riconosciuto all’enciclica Fratelli tutti), deve essere vissuto come un tempo privilegiato per un’evangelizzazione con cui trasformare la Chiesa e il mondo nella luce di Cristo, con il concorso di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

Alcuni testi, in appendice, documentano la lettura ecumenica della Chiesa del Giubileo dal 1975, lanciando un ponte ideale verso il 2033, quando tutti i cristiani saranno chiamati a vivere insieme il bimillenario della morte e resurrezione di Gesù Cristo.

Al termine di questa preziosa guida nel Giubileo e per il Giubileo 2025 da vivere «come una concreta espressione di quell’ecumenismo del popolo, dello stare vicini in amicizia profonda, rispettosa, sincera, al cuore dei vissuti quotidiani», secondo le parole dello stesso Taneburgo, sempre più appare evidente come il cammino ecumenico aiuti i cristiani a essere testimoni fedeli e credibili  nella realizzazione della missione  affidata da Cristo ai suoi discepoli: annunciare e condividere la «speranza che non delude» sulla quale costruire la pace evangelica contro ogni forma di violenza e di discriminazione.

 

dalla Presentazione di Riccardo Burigana

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