Dal nostro Editoriale:
Chiamati a ricostruire la casa comune
Il mondo cattolico ha riassunto a Taranto, in occasione della “49 settimana sociale dei cattolici italiani”, un lungo lavoro incentrato a proporre modelli innovativi di tutela e valorizzazione del bene comune. Sullo sfondo, l’urgenza della transizione ecologica che riguardi ogni ambito sociale.
Dopo anni di confronti, studi, approfondimenti, è il momento del costruire. Mai come in questo travagliato momento storico occorre costruire. Per farlo, occorre lasciarsi guidare da un solido spirito di concretezza. All’attuazione pratica dei contenuti della Laudato si’ e della Fratelli tutti, sempre più tributati di larghi consensi, sono chiamati tutti i laici, ognuno con le proprie competenze e prerogative. Contenuti e programmi vanno realizzati; in mancanza,
tutto rimane vano.
Dopo la pandemia, l’urgenza della operatività è ancora più incombente. Serve maggiore coraggio per superare la crisi, il cui passo da sanitaria a sociale è breve. Come papa Francesco ha ricordato ai partecipanti all’iniziativa tarantina, siamo chiamati ad essere lievito che fa fermentare la pasta (Mt 13, 33) e “… non possiamo rimanere indifferenti o apatici senza assumerci la responsabilità verso gli altri e verso la società…”. Il richiamo è per tutti, affinché attraverso l’operatività comunitaria i diversi talenti portino frutti di cui si possa beneficiare insieme.
Sono il lavoro e le responsabilità comuni, che possono condurre a creare le necessarie reti di riscatto. Se mai ve ne fosse ancora bisogno, la pandemia ha dimostrato come siamo tutti in relazione, immersi in un mondo globale che costituisce la nostra casa comune. E quando si vive insieme, occorre superare individualismi ed utilitarismi, quel sempre apparentemente invalicabile muro alzato tra l’io ed il noi valorizzando, invece, la centralità della interdipendenza.
La sfida della ricostruzione è ardua. Ad affrontarla può aiutare il consolidarci nello spirito contemplativo, il grande gesto di amore che si nutre con il saper apprezzare e godere dell’armonia del Creato, di questa nostra casa comune che ci è stata donata e che ci ospita per uno spazio di tempo del tutto minimale rispetto all’incessante, infinito, perenne suo trasformarsi.
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